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RISOLUZIONE DEL PARLAMENTO EUROPEO, 15 MARZO 2001

Il Parlamento europeo,

- viste le sue precedenti risoluzioni, tra cui quella del 30 novembre 2000 sulla situazione in Afghanistan(1),

- vista la risoluzione dell'Unesco sull'assistenza all'Afghanistan, del 29 aprile 1999,

- vista la risoluzione 1333/2000 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, datata 19 dicembre 2000,

- viste le posizioni comuni del Consiglio, del 22 gennaio 2001(2) e 21 febbraio 2001 sull'Afghanistan,

- visto il protocollo accluso alla Convenzione dell'Aia del 1954 sulla protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato,

A. considerando che con l'arrivo al potere dei talibani in Afghanistan ci sono state discriminazioni sistematiche e una repressione costante, soprattutto nei confronti delle donne, e si è venuta a creare una situazione sanitaria estremamente grave,

B. considerando che le donne afghane di ogni età subiscono un regime di segregazione e di oppressione instaurato per legge in tutti i settori della vita, privata, economica e politica,

C. considerando che un decreto emanato dal regime integralista dei talibani ha stabilito che la presenza di statue nel paese è contraria all'Islam e ordinato la loro distruzione malgrado esse siano il simbolo di diverse culture e religioni,

D. considerando che questo decreto infligge un danno irreparabile al patrimonio storico e culturale mondiale e all'identità afghana,

E. considerando la condanna unanime della comunità internazionale, in particolare del mondo musulmano,

F. considerando con interesse le critiche formulate al riguardo dalle autorità pakistane,

G. esprimendo costernazione per i continui spostamenti coatti di popolazione e per i massacri delle popolazioni non Pashtu, specie i Chazari,

H. considerando i propositi espansionistici del regime talibano e la conseguente esportazione del terrorismo al di là delle frontiere afghane, che minacciano la pace e la stabilità nell'Asia centrale,

I. considerando che la situazione umanitaria in Afghanistan è tragica ed è il risultato della guerra che sta sconvolgendo il paese e di un'implacabile siccità,

J. considerando che sull'Afghanistan incombe il rischio della carestia dovuta alla siccità e che l'Afghanistan è uno dei paesi che saranno più duramente colpiti dai mutamenti climatici,

K. considerando che, grazie alla nuova posizione comune del Consiglio, gli Stati membri si impegnano a:

- prendere le misure necessarie per dare attuazione alla risoluzione 1333/2000 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite,

- adoperarsi affinché si trovi una soluzione politica al conflitto in Afghanistan che garantisca la pace, la stabilità e il rispetto dei diritti dell'uomo,

- fornire un aiuto umanitario effettivo alla popolazione civile,

1. condanna con fermezza la decisione dei talibani di distruggere le statue di Bamyian e del Museo nazionale, ed esprime la sua più profonda indignazione per questo affronto senza precedenti contro la civiltà e i sentimenti dei seguaci del buddismo;

2. plaude alle viva reazione della comunità internazionale tra cui quella dell'Organizzazione islamica per l'istruzione, la scienza e la cultura e del Gruppo arabo presso l'Unesco;

3. ritiene che questa decisione aggiunga un ulteriore elemento di costernazione alla serie impressionante di violazioni dei diritti dell'uomo perpetrate dal regime dei talibani, noto per la sua politica di discriminazione basata sul sesso e per l'oppressione sistematica di praticamente tutte le liberà individuali;

4. riconosce nuovamente che le donne afghane sono le prime vittime del regime imposto dai talibani, ricorda che i diritti della donna fanno parte integrante e inscindibile dei diritti universali di ogni essere umano e chiede al Consiglio e alla Commissione di presentare iniziative nella riunione della Commissione dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite che si svolgerà a Ginevra nell'aprile 2001;

5. condanna le violenze fisiche e morali che subiscono le donne e le bambine afghane sottoposte a un regime di segregazione in virtù della legge talibana, che impone loro divieti che non sono di natura religiosa e neppure il portato di tradizioni culturali locali, bensì l'opera di un regime che pratica la discriminazione basata sul sesso;

6. condanna i continui spostamenti e massacri di talune minoranze; denuncia soprattutto l'assassinio, nel gennaio 2001, di oltre 300 chazari nella provincia di Bamiyan;

7. è convinto che solo attraverso maggiori pressioni internazionali sui talibani e i paesi che li sostengono, Pakistan e Arabia Saudita, si potrà indurre il regime dei talibani a cambiare politica soprattutto nei confronti delle donne;

8. invita in particolare il Pakistan a chiudere immediatamente i centri di reclutamento e le scuole islamiche che i talibani posseggono nel suo territorio;

9. si congratula per la nuova posizione comune del Consiglio e chiede agli Stati membri e al Consiglio di vigilare alla coerenza della sua applicazione; ribadisce altresì la sua richiesta al Consiglio di dare un contributo politico al ripristino della pace in Afghanistan, coordinando soprattutto le sue iniziative con i paesi vicini, in particolare la Russia, l'India e l'Iran;

10. accoglie molto favorevolmente la risoluzione del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e plaude all'applicazione delle sanzioni, indotta dal fatto che le autorità talibane non hanno risposto alle richieste formulate in tale risoluzione;

11. chiede alle autorità talibane di applicare immediatamente e incondizionatamente le risoluzioni 1333/2000 e 1267/1999 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite;

12. invita le Nazioni Unite a intraprendere doverose indagini per far luce sull'assassinio di civili e a costituire con tempestività una commissione indipendente di inchiesta sulle violazioni dei diritti dell'uomo in Afghanistan, come richiesto dall'Alto Commissario ONU per i diritti dell'uomo, Mary Robinson;

13. invita i paesi vicini dell'Afghanistan a lasciare le loro frontiere aperte ai profughi afghani e chiede alla Commissione e agli Stati membri dell'UE di assistere con la massima urgenza i paesi ospitanti;

14. chiede alla Commissione di non lesinare i suoi sforzi per aiutare la popolazione e ribadisce la necessità di studiare rapidamente la possibilità di installare a Dušanbe un deposito di derrate alimentari di base da destinare alle popolazioni del Nord;

15. chiede alla Commissione di impegnarsi al massimo affinché le ONG possano fornire un aiuto umanitario al popolo afghano e di accertare che questo aiuto sia reso accessibile senza alcuna discriminazione delle donne afghane;

16. incarica la sua Presidente di trasmettere la presente risoluzione al Consiglio, alla Commissione, alle autorità talibane, all'ANPED, ai governi del Pakistan, dell'Arabia Saudita, degli Emirati Arabi Uniti, dell'India, della Cina, della Russia, dell'Iran, dell'Uzbekistan e del Tagikistan, all'Unesco e al Gruppo arabo presso l'Unesco, all'Organizzazione islamica per l'istruzione e al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.

 


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