L’anno
accademico non è ancora iniziato e già stanno emergendo in tutti
gli atenei d’Italia i problemi di attuazione della nuova struttura
didattica voluta dalla riforma universitaria, problemi che gli
Studenti per le Libertà hanno da sempre portato all’oggetto dei
tavoli di consultazione del ministero e negli organi collegiali di
tutti gli atenei.
Gli
studenti per le Libertà hanno sempre approvato gli obiettivi che
questa riforma si è prefissata. L’Italia ha stipulato accordi
internazionali dal 1999 riguardo l’equiparazione europea dei
titoli di studio universitari: è dunque inevitabile l’immissione
dell’architettura modulistica dei corsi e del sistema dei crediti.
Ma oltre al carattere internazionale di questa riforma, il nuovo
sistema universitario si prefigge di abbattere i tempi di laurea
medi e di rendere il titolo di studi effettivamente spendibile sul
mercato del lavoro. Se dunque gli obiettivi sono più che
condivisibili, non sempre gli strumenti attraverso i quali si
dovrebbero raggiungere sono i più adatti.
Un’università
funzionale, che soddisfi le aspettative culturali del mondo
studentesco, ha bisogno di un percorso formativo differenziato tra
le varie aree, tale da soddisfare le necessità delle diverse
discipline. La divisione tra laurea triennale e il susseguente
biennio specialistico, prevista dalla riforma universitaria, non è
congeniale a tutti i settori. In qualche caso porterebbe soltanto a
un prolungamento della durata del corso degli studi, il che è
l’esatto opposto di uno dei principi ispiratori della riforma.
E’ per questo che gli Studenti per le Libertà hanno richiesto la
possibilità delle facoltà umanistiche di
mantenere un sistema quadriennale degli studi, con un unico
titolo di studi.
Un
altro fondamentale aspetto della riforma universitaria è
l’autonomia degli atenei: un concetto certamente condivisibile ma
sbagliato per come è stato delineato dalla riforma. Secondo il
nuovo sistema, l’autonomia didattica si traduce in una libertà di
scelta iniziale dei singoli atenei alla quale segue un rigido
controllo centralistico da parte del ministero. Per gli Studenti per
le Libertà l’autonomia doveva prevedere regole certe e precise
sulle scelte didattiche iniziali da parte del potere centrale, ma
successivamente una totale libertà di scelta di attuazione dei
singoli atenei, che dovevano in questo modo soddisfare le peculiari
esigenze dovute al territorio, alla tradizione, alle richieste
formative degli studenti. Inoltre la certezza delle regole di
principio non avrebbe permesso che la suddivisione in crediti dei
singoli corsi diventasse una squallida lotta interna al mondo
accademico per chi contasse di più.
Bisogna
inoltre mettere l’accento su alcune questioni di ordine pratico
che tutti gli studenti stanno affrontando in questi giorni.
Il
problema che pervade in tutti gli atenei è la scarsa informazione
riguardo al nuovo sistema. In tutte le università il dibattito
riguardo alla riforma è rimasto confinato agli “addetti ai
lavori” nei consigli di Facoltà, nei Senati Accademici, comunque
al di fuori della portata di tutti. Il corpo studentesco ha
recepito informazioni determinanti (come la possibilità di
passare da vecchio a nuovo ordinamento, la validità del vecchio e
del nuovo titolo di studio, la posizione degli ordini professionali,
l’accesso al biennio e al triennio) solo tramite passaparola, e in
questo modo si sono diffuse spesso paure ingiustificate come
l’equiparazione della vecchia laurea alla nuova triennale: falso
storico diffuso dagli studenti di sinistra come pretesto per poter
occupare le facoltà.
Gli
studenti per le Libertà si stanno battendo in tutti gli atenei
affinché venga rispettato un principio fondamentale della riforma:
la libertà di scelta degli studenti già immatricolati tra il
vecchio e il nuovo ordinamento. Abbiamo infatti constatato che in
molti atenei i professori tendono a costringere gli studenti a
iscriversi al nuovo ordinamento, così da non dover fare un lavoro
differenziato. In moti altri atenei al contrario non è ancora stato
chiarito come equiparare in crediti
il lavoro svolto negli anni precedenti.
Per
concludere, gli Studenti per le Libertà stanno da sempre lavorando
affinché questa riforma rispecchi le esigenze formative degli
studenti e riporti la figura dello studente come principale
protagonista della vita accademica.